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Le possibili soluzioni per i cattivi pagatori
I cattivi pagatori sono un problema non da poco per il sistema creditizio italiano. Coloro che hanno richiesto un prestito incontrando poi difficoltà nel piano di rimborso, costituiscono in pratica un mercato a parte, in cui il rischio diventa molto elevato. Chi può garantire, in effetti, che chi ha avuto difficoltà nell’onorare il proprio impegno in passato non perseveri nel suo comportamento o che, addirittura, non vada a finire nella categoria dei protestati?
Va infatti ricordato che comportamenti di questo genere vengono sanzionati con l’iscrizione del nominativo del cliente inadempiente nelle cosiddette centrali rischi, ovvero i database forniti da società specializzate (in Italia il più noto è il Crif) che raccolgono i dati e li trattengono al loro interno per un periodo il quale può variare da un minimo di 12 ad un massimo di 36 mesi. Entrare a far parte di queste centrali rischi comporta solitamente una sorta di bando, il quale può essere anche aggirato, ma non senza pagare dazio, ad esempio vedendo alzato il tasso di interesse nel piano di rientro del debito contratto, oppure vedendo accordata una somma anche notevolmente minore a quella richiesta.
Proprio per evitare problemi sotto questo aspetto, buona parte del mondo creditizio preferisce quindi limitare al minimo i rapporti con questa categoria o, comunque, porre paletti ben precisi nei quali incanalare una rinnovata relazione. Ad esempio accettando la figura del garante, ovvero di una terza persona pronta a mettere a disposizione il proprio reddito o patrimonio, cui attingere in caso di mancato rispetto del piano di rimborso sottoscritto dal cattivo pagatore.
Altra soluzione che può ovviare all’inconveniente è poi il cosiddetto quinto dello stipendio, con il quale il finanziamento viene ad essere concesso bloccando però la quinta parte dello stipendio del richiedente in cambio. Anche in questo caso la garanzia reddituale copre il rischio che si assume l’ente erogante, il quale può di conseguenza passare sopra alle pecche riscontrate nella fase di verifica dei requisiti del richiedente.
Come si può capire, quindi, la qualifica di cattivo pagatore diventa esiziale soprattutto per quella fetta di persone che magari non può esibire un rapporto di lavoro a tempo indeterminato e quindi una busta paga. Una categoria che rischia di diventare sempre più larga considerato il drastico mutamento in atto nel mondo del lavoro, con forme contrattuali sempre più caratterizzate dalla flessibilità. Le forme di lavoro atipiche si aggiungono così all’esercito delle cosiddette partite Iva, ovvero i lavoratori autonomi, anche loro considerati soggetti rischiosi dal sistema creditizio. Un vero e proprio esercito che rischia di incontrare grandi difficoltà nei propri rapporti con il mondo creditizio oppure, una volta ottenuto il finanziamento, nel riuscire a ottemperare con assoluta fedeltà al piano di rientro sottoscritto.
Come si può agevolmente comprendere da quanto detto sinora, i prestiti e i finanziamenti per cattivi pagatori rappresentano una branca molto particolare, che riesce a trovare risposte puntuali soltanto da parte di istituti che decidono di concentrare i propri sforzi su un comparto così problematico. Chi vuole avere ulteriori notizie in tal senso può comunque trovarle su prestitiefinanziarie.it, portale che si propone di chiarire gli aspetti del mercato creditizio a favore di chi magari ne ignora alcuni particolari aspetti.